CORONAVIRUS I SOGGETTI GUARITI HANNO BASSE CARICHE VIRALI
Chi è guarito può risultare ancora positivo al tampone perché restano dei residui di virus che non hanno la capacità di contagiare.
Lo prova uno studio condotto al Policlinico san Matteo di Pavia.
Gli studiosi evidenziano l’importanza di considerare il valore Ct, ciclo soglia, più il numero è grande meno RNA c’è.
La conclusione del lavoro spiega che i debolmente positivi non infettano.
La ricerca si dimostra molto importante per i risvolti e le implicazioni in sanità pubblica. Oggi, secondo gli Autori dello studio, 15 mila guariti, ancora oggi in isolamento in Lombardia, potrebbero tornare a lavorare e alla vita di relazione sociale.
In Lombardia, attualmente, la circolazione del virus, risulta rallentata, i nuovi casi, sarebbero una coda dell’epidemia passata.
Non bisogna, però, pensare che il virus sia meno aggressivo, le percentuali restano inalterate, su 100 soggetti contagiati, 80 sviluppano la malattia in modo leggero, 20 vengono ricoverati e 5 di questi vanno in terapia intensiva.
La fase attuale, secondo gli Autori, è quella in cui molti hanno superato l’infezione, hanno anche scoperto di aver contratto l’infezione dai test sierologici.
Gran parte di questi soggetti conserva una carica virale residua, fatta di frammenti di RNA, rilevata dai test, ma incapace di infettare non essendo espressione del genoma integrale virale.
Nel conteggio dei nuovi casi ne rientrano alcuni di positivi solo al tampone, ma non in grado di infettare.
Alla luce delle nuove scoperte scientifiche bisognerebbe portare dei cambiamenti nel conteggio dei nuovi casi e nelle politiche sanitarie correlate.